INCONTRO SINOLOGICO

a cura del dottor Stefano Fabietti

 

 

 

 

“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Accogliendo l’invito del Santo Padre Benedetto XVI, la nostra comunità, nelle ultime due domeniche di quaresima, si è fermata a riflettere sulla passione di Gesù Cristo. Spunto per la riflessione la Sindone. Il dott. Ferdinando Fabietti, medico presso l’ospedale S. Marco di Grottaglie, ci ha guidati in una lettura medico – biblica di questo straordinario documento. I suoi studi, riguardanti il lenzuolo che si pensa abbia avvolto Gesù il giorno della sua morte, sono motivati, come egli stesso ha sottolineato, non soltanto dalle sue conoscenze mediche ma anche da una forte fede cattolica. Il dottore ha premesso all’intera presentazione un concetto molto importante: la Sindone non aggiunge ne toglie nulla alla nostra fede, il cristiano può credervi o non credervi.Tutto questo perché dalla morte di Gesù al ritrovamento del lenzuolo non si hanno notizie certe. I primi documenti attendibili sulla Sindone risalgono al 1300 circa. Essa fu di certo proprietà dei Savoia, che la conservarono per un certo periodo a Chambéry, in Francia, e, infine, la trasferirono nella cattedrale di Torino dove è da allora conservata.L’antico lenzuolo di lino è lungo circa 4,12metri, largo 1,04metri e contiene l'immagine anteriore e posteriore di un uomo crocifisso; alto circa 1,80metri, una persona sana, barbuta e con capelli lunghi. Quanto accaduto all'uomo della Sindone corrisponde a quanto descritto nei Vangeli: il corpo mostra le ferite prodotte dalla corona di spine, dalla flagellazione, dai chiodi, dalla trafittura al costato.Da quando la Sindone venne alla luce, la sua autenticità è stata argomento di discussione. Tuttavia, ricerche storiche e scientifiche, condotte principalmente da scienziati non cattolici, confermano l’attendibilità di alcuni dati.Buona parte degli studi hanno cercato, innanzitutto, di scoprire l’origine della figura impressa sul telo. Contrariamente a quanti affermavano fosse un dipinto, è stato argomentato che così non è: sarebbe stato impossibile riprodurre un’immagine al “negativo” già molti secoli prima che fosse conosciuta la distinzione tra positivo e negativo. Anche le analisi ematologiche hanno dimostrato che sulla Sindone vi sono effettivamente tracce di sangue umano. Inoltre, essa è un’immagine tridimensionale, infatti, la sua intensità varia in funzione della distanza tra il corpo e il telo. L’impronta è stata impressa da un cadavere che tuttavia non ha lasciato tracce di putrefazione: il corpo è rimasto avvolto nel lenzuolo per il tempo necessario alla formazione dell’immagine, ma non fino a subire l’effetto della decomposizione e questo particolare dimostrerebbe la Resurrezione.La trafittura delle mani risulta in corrispondenza del polso, unico posto idoneo a sostenere il peso del corpo. Se fosse un falso, invece, sarebbe stata raffigurata sul palmo come nell’iconografia.Queste sono solo alcune delle informazioni che il dottore ha fornito nel suo ricco intervento. È sicuramente stata per tutti noi un’occasione di approfondimento e di riflessione, che ci permette di vivere in maniera ancora più intensa e consapevole la memoria della passione di Nostro Signore.

 

Cira Tattesi

 

 



 

Ultimo aggiornamento: 26-11-07