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“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).
Accogliendo l’invito del Santo Padre Benedetto XVI, la nostra
comunità, nelle ultime due domeniche di quaresima, si è fermata a
riflettere sulla passione di Gesù Cristo. Spunto per la riflessione la
Sindone. Il dott. Ferdinando Fabietti, medico presso l’ospedale S.
Marco di Grottaglie, ci ha guidati in una lettura medico – biblica di
questo straordinario documento. I suoi studi, riguardanti il lenzuolo
che si pensa abbia avvolto
Gesù
il giorno della sua morte, sono motivati, come egli stesso ha
sottolineato, non soltanto dalle sue conoscenze mediche ma anche da
una forte fede cattolica. Il dottore ha premesso all’intera
presentazione un concetto molto importante: la Sindone non aggiunge ne
toglie nulla alla nostra fede, il cristiano può credervi o non
credervi.Tutto questo perché dalla morte di Gesù al ritrovamento del
lenzuolo non si hanno notizie certe. I primi documenti attendibili
sulla Sindone risalgono al 1300 circa. Essa fu di certo proprietà dei
Savoia, che la conservarono per un certo periodo a Chambéry, in
Francia, e, infine, la trasferirono nella cattedrale di Torino dove è
da allora conservata.L’antico lenzuolo di
lino è lungo circa 4,12metri, largo 1,04metri e contiene l'immagine
anteriore e posteriore di un uomo crocifisso; alto circa 1,80metri,
una persona sana, barbuta e con capelli lunghi. Quanto accaduto
all'uomo della Sindone corrisponde a quanto descritto nei Vangeli: il
corpo mostra le ferite prodotte dalla corona di spine, dalla
flagellazione, dai chiodi, dalla trafittura al costato. Da
quando la Sindone venne alla luce, la sua autenticità è stata
argomento di discussione. Tuttavia, ricerche storiche e scientifiche,
condotte principalmente da scienziati non cattolici, confermano
l’attendibilità di alcuni dati.Buona parte degli studi hanno cercato,
innanzitutto, di scoprire l’origine della figura impressa sul telo.
Contrariamente a quanti affermavano fosse un dipinto, è stato
argomentato che così non è: sarebbe stato impossibile riprodurre
un’immagine al “negativo” già molti secoli prima che fosse conosciuta
la distinzione tra positivo e negativo.
Anche le analisi ematologiche hanno dimostrato che sulla Sindone vi
sono effettivamente tracce di sangue umano. Inoltre, essa è
un’immagine tridimensionale, infatti, la sua intensità varia in
funzione della distanza tra il corpo e il telo.
L’impronta è stata impressa da un cadavere
che tuttavia non ha lasciato tracce di putrefazione: il corpo è
rimasto avvolto nel lenzuolo per il tempo necessario alla formazione
dell’immagine, ma non fino a subire l’effetto della decomposizione e
questo particolare dimostrerebbe la Resurrezione.La trafittura delle
mani risulta in corrispondenza del polso, unico posto idoneo a
sostenere il peso del corpo. Se fosse un falso, invece, sarebbe stata
raffigurata sul palmo come nell’iconografia.Queste sono solo
alcune delle informazioni che il dottore ha fornito nel suo ricco
intervento. È sicuramente stata per tutti noi un’occasione di
approfondimento e di riflessione, che ci permette di vivere in maniera
ancora più intensa e consapevole la memoria della passione di Nostro
Signore.
Cira Tattesi

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