Il culto di San Biagio
a Carosino è da ricercare tra quelle antichissime tradizioni bizantine
presenti in gran parte della “Terra d’Otranto”. Quasi certamente è stato
portato dai profughi scampati dalla grande incursione saracena del 928 e
stabilitisi nei vari casali del circondario Tarantino e che favorirono la
crescita degli stessi e la formazione di piccoli agglomerati urbani come
Carosino. Inoltre sono da considerare anche le milizie provenienti da
Costantinopoli stanziate in Puglia (parte estrema dell’Impero d’Oriente) che
portarono l’organizzazione sociale e religiosa dei loro paesi d’origine.
Non è pertanto un caso
che oltre il 90% delle comunità dell’ex comprensorio Terra d’Otranto coltivi
devozioni per un santo di origine orientale.
Bisogna aspettare la
metà del XVI secolo per rilevare le prime attestazioni di una forma di culto
preciso dei carosinesi nei confronti di San Biagio, consistenti in alcuni
neonati ai quali viene attribuito il nome Biagio.
Le successive
manifestazioni religiose dell’anno 1800 ci portano a capire che più che mera
devozione isolata il culto verso San
Biagio
si stava rafforzando sempre più; è infatti del 1807 uno stanziamento per una
“festa” in onore del santo.
Successivamente nel
1853 i devoti realizzarono un a cappella in onore di san Biagio all’interno
della Chiesa Madre.
Alla fine del 1800 con
l’arrivo a Carosino di Don Cosimo Fiorino che viene regolarizzata la
“Questione San Biagio”, nel 1902 venne restaurato il Cappellone San Biagio e
nel 1907 porta a conoscenza delle autorità ecclesiastiche la richiesta di
ottenere il protettorato di San Biagio per Carosino.
L’istanza venne
accolta il 5 maggio 1908 e il 12 di agosto, Papa Pio X, emanò la bolla
papale che formalizzava il santo vescovo e martire armeno come protettore di
Carosino. |
Com'è tradizione a Carosino si tengono ben due distinte feste in onore
del Santo Patrrono. Una il 3 febbraio, giorno del “dies natalis”, che
privilegia la parte più propriamente religiosa rispetto a quella civile (cd.
San Biagio piccolo) per distinguerla da quella più sfarzosa che si tiene
nella metà di ottobre (cd. San Biagio grande).
In realtà il triduo religioso di preparazione all’evento parte appunto 3
giorni prima della festa e si conclude la vigilia della stessa con la
caratteristica funzione della cosiddetta “Intronizzazione” del simulacro del
santo.
E’ questa una cerimonia molto popolare e piuttosto sentita dai fedeli che,
seppur di tono minore a confronto della fastosa processione ad esempio,
richiama tuttavia una numerosa schiera di devoti . Essa rappresenta
formalmente l’apertura vera e propria dei festeggiamenti civili e religiosi
in onore del Santo Patrono.
“Ogni anno ricorriamo a Lui – ricorda molto spesso il parroco di
Carosino don Leonardo Marzia a tutti i cittadini e ai forestieri che
visiteranno la festa – sempre con grande fiducia e speranza, implorando il
Suo aiuto e protezione sulla nostra cittadina e la Sua benedizione sulle
nostre famiglie, sui giovani, sugli ammalati. San Biagio – augura il parroco
– sia il nostro modello di vita nell’amore di Gesù.”

La festa, com’è oramai radicata tradizione, si tiene nella piazza principale
del paese dove è presente l’immancabile “cassa armonica” che ospita sempre
rinomati complessi bandistici.
Nelle due giornate di festa, inoltre,le Messe Liturgiche hanno cadenza
festiva (7,oo – 9,30 – 11,oo e 19,00) . Quella solenne resta canonicamente
fissata per le 11.00 del secondo giorno di festa ed è molto spesso
presieduta dall'Arcivescovo della città.
Al termine della funzione religiosa principale, prende le mosse la grandiosa
processione, con l’effigie del Santo portata in spalla per le principali
strade del paese, accompagnata dai complessi bandistici e dalla folla dei
fedeli. Alla sera, durante la Messa Vespertina, il caratteristico bacio
della reliquia e, intorno alle ore 20.00, i fuochi pirotecnici confezionati
da notissime aziende Campane.
Questo dal punto di vista civile. Per quanto attiene propriamente la
devozione, invece, si assiste all’oramai rafforzata consuetudine della
presenza nella Città del Vino, di una nutrita rappresentanza di pellegrini
ed autorità provenienti dalla città di Maratea (PZ), ai quali il Comitato e
tutta la cittadinanza riserva la solita accoglienza festosa.
E’ veramente molto più di semplice folklorismo, quello che da alcuni anni a
questa parte lega i Carosinesi ai Marateoti. E’ forse la prima volta in
assoluto, infatti, che due comunità si “legano” religiosamente prim’ancora
che civilmente, nel nome del comune patrono San Biagio.
E’ proprio in virtù di questo Santo martirizzato in oriente, il cui culto
comune ha finito per interessare vicendevolmente le due cittadine, che
Carosino e Maratea hanno inteso stringere un gemellaggio religioso talmente
forte e super partes, da rendere possibile un vistoso rinvigorimento del
culto tarantino verso questo santo.
Una solennità festeggiata qui a Carosino che si presenta quasi sempre ricca
di appuntamenti i quali, oltre la parte prettamente religiosa, riescono a
donare ai numerosi forestieri solitamente presenti per l’occasione, anche
una piacevole ed interessante serata.
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Festa Patronale in onore
di
"San Biagio di Sebaste "

La cittadina carosinese
di appresta a vivere la solennità festiva in onore di San Biagio
Vescovo e Martire, patrono di Carosino, fissati per il 12 e 13 ottobre
prossimi.
Com’è oramai
consuetudine da alcuni anni a questa parte, ai festeggiamenti sia civili che
religiosi ha assicurato la propria presenza anche una delegazione
appositamente proveniente dalla città lucana di Maratea, con la quale è in
corso una interessante forma di gemellaggio “religioso”, che sta lentamente
coinvolgendo anche le rispettive amministrazioni municipali.
Nonostante siano
trascorsi solamente pochi anni da quel fatidico maggio 2000 ed ottobre 2001,
quelle date e quegli avvenimenti indimenticabili per tutta la comunità carosinese, sono stati già consegnati alla Storia ed il gemellaggio in
corso tra le due cittadine, vive un rapporto tra i più cordiali e fruttuosi.
Nutrito, come di
consueto, il programma religioso e civile che si articoleranno presso la
Chiesa Madre e la piazza Vittorio Emanuele III. Nella vigilia della
festività, è previsto il canonico appuntamento pomeridiano in chiesa, per il
tradizionale Rito di Intronizzazione del simulacro del Santo, sull’apposito
baldacchino opportunamente adornato di fiori.
Nella giornata seguente,
le messe avranno carattere festivo e quella principale delle ore 11.00
(cosiddetta Messa Grande) di solito sarà presieduta dall’Arcivescovo
Metropolita di Taranto S.E. Mons. Benigno Luigi Papa, alla presenza delle
Autorità locali e della cittadina di Maratea. A seguire, verso le ore 12.oo,
è prevista la solenne processione con la statua del Santo per le principali
vie del paese, mentre in serata la Messa Vespertina col bacio della reliquia
del Santo.
Variegata, come si
diceva all'inizio, anche la parte civile che di solito vede ben due
complessi bandistici allietare le giornate di festa. Di solito, inoltre, è
consuetudine accompagnare la festività con manifestazioni culturali come
mostre di pittura, poesie, presentazione di libri, ecc. (nella foto accanto
il libello di F.Cartanì su San Biagio - tra storia e tradizione locale,
presentato nel 2003 in occasione della festività).
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FINALMENTE!
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Ci siamo. E’ insomma ufficiale il recepimento della somma di € 300.000
stanziati dalla Regionale Puglia in favore del restauro architettonico del
Cappellone di San Biagio a Carosino.
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Come molti
ricorderanno, infatti, erano anni che nella ridente cittadina jonica
persisteva l’irrisolto problema di staticità dell’antica struttura
religiosa, realizzata nella prima metà dell’800 per onorare degnamente il
patrono della città.
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La situazione del
“cappellone”, come usualmente viene qui chiamato il tempietto che si
poggia sulle murature della Chiesa S. Maria delle Grazie di Carosino, era
ed è, inutile negarlo, a rischio di crollo ed ha sempre rappresentato in
tutti questi anni, una profonda preoccupazione per tutti Carosinesi,
devotamente affezionati a questo luogo di culto. Insieme all’iconico
affresco posto sulla volta della cappella (raffigurante il martirio di San
Biagio), alle imbardature e decorazioni murarie e pittoriche, se ne stanno
andando completamente in sfacelo pure le strutture laterali della
cappelletta e, con esse, buona parte del patrimonio storico-religioso
locale.
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I costi ipotizzati
già oltre dieci anni fa da don Angelo Marzia, compianto parroco di
Carosino che sin da allora cercava di dare la sprona a risolvere il
problema, parlavano di circa 500 milioni delle vecchie lire le quali, con
le ultime “quotazioni” ricalcolanti i danni attuali, sono lievitati a
quasi 500 mila euro. E’ chiaro che, visti i costi eccessivi necessari a
risollevare le sorti dell’opera architettonica, la cittadinanza locale,
portatrice di un’economia abbastanza popolare, non è stata in grado di far
fronte autonomamente alla cifra ipotizzata. Non che non si sia data da
fare, la costituzione spontanea di un comitato ad hoc che raccogliesse
le offerte pro restauro cappellone, ne è la dimostrazione. Ma i circa 25
mila euro racimolati da questo deputazione sin’ora, pur rappresentando
uno sforzo encomiabile di alcuni cittadini, sono veramente poco più che
una goccia nell’oceano dei costi preventivati.
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Fortunatamente,
come si diceva all’inizio, si è riusciti a fare quello che in passato
altri non sono arrivati a realizzare e cioè intercettare finanziamenti
pubblici per coprire la quasi totalità delle spese. A questo punto i 200
mila euro già appaltati e gli altri 100 di prossima concessione, se non a
completare l’opera riusciranno sicuramente a mettere in sicurezza e
salvaguardare la struttura, provvedendo al recupero
statico-architettonico del manufatto.
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Ora come ora quei
Carosinesi e non parliamo solo di persone fisiche ma anche di imprenditori
societari, banche ed istituzioni che insistono sul territorio, i quali
sino ad oggi, forse per semplice scetticismo, non hanno contribuito con
una propria donazione pro fondo cappellone di San Biagio, hanno davvero
ben pochi alibi per sottrarsi ad una forma di vera e propria
“appartenenza” non solo religiosa ma anche civile e territoriale.
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FLORIANO CARTANI’
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