Anno Biagiano

 

Anno Biagiano 2008 - 3 febbraio - 2009

 

 

Brochure Centenario       Brochure San Biagio 

 

Storia San Biagio

Carosino e San Biagio tra storia e tradizione

Festa patronale di San Biagio

Il Patrono di Carosino S. Biagio

I lavori del "CAPPELLONE"

Galleria fotografica dell'Anno Biagiano 

 

 

San Biagio di Sebaste

  

San Biagio compie la sua vita terrena tra il III e IV secolo d.C. in Anatolia che oggi è considerata la Turchia orientale e che a quei tempi era una Provincia di romana chiamata Armenia Minor o Cappadocia.

Nasce intorno all’anno 245 probabilmente da una nobile famiglia armena. Come era usanza del tempo viene avviato agli studi filosofici e, successivamente, a quelli medici.

La tradizione ci tramanda una persona giusta e ricca di sani principi. Biagio si appassiona alla fede in Gesù a seguito di contatti con alcuni Cristiani.  Biagio vive in un periodo particolare dell’Impero Romano in cui una serie di editti  contrastano i Cristiani. Uno in particolare imponeva la sacralità della figura dell’imperatore e conseguentemente l’adorazione come divinità.


Molto probabilmente la conversione di San Biagio avviene in questo periodo. E’ nella zona dell’attuale città di Sivas (allora Sebaste) che si concentra l’attività di San Biagio. E’ proprio in questa zona che Biagio, convertito alla fede in Dio, si sarebbe distinto per la grande carità d’animo e per le sue opere di misericordia che attuava verso i deboli, malati e moribondi.

Biagio venne investito dell’incarico di Vescovo di Sebaste nell’anno 285 d.C., tale investitura avvenne per acclamazione comune di clero e popolo. Biagio accettò tale incarico conscio di mettere ancora più a rischio la sua vita , incurante dei pericolosi editti contro i Cristiani.

Sotto il Governatorato di Licino, nonostante l’”Editto di Milano” che concedeva una specie di amnistia religiosa e autorizzava una certa libertà di culto, vennero perpetrate una serie di stragi tra i cristiani con una ferocia inaudita; un vero e proprio accanimento contro i fedeli in Cristo sotto il quale cadrà anche San Biagio.

A seguito di tette persecuzioni San Biagio visse Buona parte del suo incarico ecclesiale nascosto in una caverna nei pressi di Sebaste con la compagnia di animali selvatici, che, come vuole la tradizione egli guariva con la sola parola. In questo luogo inospitale poche persone andavano a trovarlo per portagli cibo e soprattutto per ricevere benedizioni.

Ma accadde che soldati romani scoprirono la grotta e lo catturarono lo condussero in città.

La tradizione ci racconta che durante il tragitto verso la città, al passaggio del Vescovo prigioniero vi furono numerose conversioni al cristianesimo e altrettanti miracoli.

 

Uno degli eventi più particolari e ancora ricordato ricorda di una mamma che si rivolse al Vescovo prigioniero per liberare il figlio dal soffocamento causato da una spina di pesce conficcata in gola; il fanciullo a seguito dell’intervento miracoloso del Santo  ebbe salva la vita.

L’altro evento riguarda un lupo che aveva razziato un maiale ad una vecchietta procurandogli grave danno, l’intervento si san Biagio amico degli animali fece si che il lupo restituisse alla donna il maiale insieme ad alcuni semi e delle candele con la conseguente conversione della stessa.

La tradizione ci riporta ancora che San Biagio chiese a questa donna, che andò più volte a trovarlo in prigione, di celebrare in futuro la sua memoria, ricordando questi due avvenimenti. Tanto è vero che ancora oggi è usanza benedire la gola con le candele incrociate.

Durante la detenzione Biagio fu flagellato,  torturato con una macchina che stirava i muscoli e le ossa infliggendo atroci supplizi e gli vennero strappati pezzi di carne viva con dei pettini arroventati. Tutto ciò affinché rinnegasse il proprio Dio e professasse la fede dei romani. Non avendo ottenuto nulla da tali torture venne legato ad un palo e annegato in un lago, ma il Santo invece di annegare camminò miracolosamente sull’acqua retto da una schiera di angeli accorsi in suo aiuto; a questo punto Agricolao oltraggiato dalla resistenza della fede in Dio di Biagio lo fece decapitare  insieme a lui furono decapitate anche 7 donne e due fanciulli accorse lungo le rive del lago e arrestate perché avevano raccolto il sangue che sgorgava dal corpo di San Biagio, era il 3 febbraio del 316 d.C..

 

 

 

  

Carosino e San Biagio tra storia e tradizione

 

Il culto di San Biagio a Carosino è da ricercare tra quelle antichissime tradizioni bizantine presenti in gran parte della “Terra d’Otranto”. Quasi certamente è stato portato dai profughi scampati dalla grande incursione saracena del 928 e stabilitisi nei vari casali del circondario Tarantino e che favorirono la crescita degli stessi e la formazione di piccoli agglomerati urbani come Carosino. Inoltre sono da considerare anche le milizie provenienti da Costantinopoli stanziate in Puglia (parte estrema dell’Impero d’Oriente) che portarono l’organizzazione sociale e religiosa dei loro paesi d’origine.

Non è pertanto un caso che oltre il 90% delle comunità dell’ex comprensorio Terra d’Otranto coltivi devozioni per un santo di origine orientale.

Bisogna aspettare la metà del XVI secolo per rilevare le prime attestazioni di una forma di culto preciso dei carosinesi nei confronti di San Biagio, consistenti in alcuni neonati ai quali viene attribuito il nome Biagio.

Le successive manifestazioni religiose dell’anno 1800 ci portano a capire che più che mera devozione isolata il culto verso San Biagio si stava rafforzando sempre più; è infatti del 1807 uno stanziamento per una “festa” in onore del santo.

Successivamente nel 1853 i devoti realizzarono un a cappella in onore di san Biagio all’interno della Chiesa Madre.

Alla fine del 1800 con l’arrivo a Carosino di Don Cosimo Fiorino che viene regolarizzata la “Questione San Biagio”, nel 1902 venne restaurato il Cappellone San Biagio e nel 1907 porta a conoscenza delle autorità ecclesiastiche la richiesta di ottenere il protettorato di San Biagio per Carosino.

L’istanza venne accolta il 5 maggio 1908 e il 12 di agosto, Papa Pio X, emanò la bolla papale che formalizzava il santo vescovo e martire armeno come protettore di Carosino.

 

Com'è tradizione  a Carosino si tengono ben due distinte feste in onore del Santo Patrrono. Una il 3 febbraio, giorno del “dies natalis”, che  privilegia la parte più propriamente religiosa rispetto a quella civile (cd. San Biagio piccolo) per distinguerla da quella più sfarzosa che si tiene nella metà di ottobre (cd. San Biagio grande).
In realtà il triduo religioso di preparazione all’evento parte appunto 3 giorni prima della festa e si conclude la vigilia della stessa con la caratteristica funzione della cosiddetta “Intronizzazione” del simulacro del santo.
E’ questa una cerimonia molto popolare e piuttosto sentita dai fedeli che, seppur di tono minore a confronto della fastosa processione ad esempio, richiama tuttavia una numerosa schiera di devoti . Essa rappresenta formalmente l’apertura vera e propria dei festeggiamenti civili e religiosi in onore del Santo Patrono.
“Ogni anno ricorriamo a Lui –  ricorda molto spesso il parroco di Carosino don Leonardo Marzia a tutti i cittadini e ai forestieri che visiteranno la festa – sempre con grande fiducia e speranza, implorando il Suo aiuto e protezione sulla nostra cittadina e la Sua benedizione sulle nostre famiglie, sui giovani, sugli ammalati. San Biagio – augura il parroco – sia il nostro modello di vita nell’amore di Gesù.” La solenne processione di San Biagio a Carosino
La festa, com’è oramai radicata tradizione, si tiene nella piazza principale del paese dove è presente l’immancabile “cassa armonica” che ospita sempre rinomati complessi bandistici.
Nelle due giornate di festa, inoltre,le Messe Liturgiche hanno cadenza festiva (7,oo – 9,30 – 11,oo e 19,00) . Quella solenne resta canonicamente fissata per le 11.00 del secondo giorno di festa ed è molto spesso presieduta dall'Arcivescovo della città.
Al termine della funzione religiosa principale, prende le mosse la grandiosa processione, con l’effigie del Santo portata in spalla per le principali strade del paese, accompagnata dai complessi bandistici e dalla folla dei fedeli. Alla sera, durante la Messa Vespertina, il caratteristico bacio della reliquia e, intorno alle ore 20.00, i fuochi pirotecnici confezionati da notissime aziende Campane.
Questo dal punto di vista civile. Per quanto attiene propriamente la devozione, invece, si assiste all’oramai rafforzata consuetudine della presenza nella Città del Vino, di una nutrita rappresentanza di pellegrini ed autorità provenienti dalla città di Maratea (PZ), ai quali il Comitato e tutta la cittadinanza riserva la solita accoglienza festosa.
E’ veramente molto più di semplice folklorismo, quello che da alcuni anni a questa parte lega i Carosinesi ai Marateoti. E’ forse la prima volta in assoluto, infatti, che due comunità si “legano” religiosamente prim’ancora che civilmente, nel nome del comune patrono San Biagio.
E’ proprio in virtù di questo Santo martirizzato in oriente, il cui culto comune ha finito per interessare vicendevolmente le due cittadine, che Carosino e Maratea hanno inteso stringere un gemellaggio religioso talmente forte e super partes, da rendere possibile un vistoso rinvigorimento del culto tarantino verso questo santo.
Una solennità festeggiata qui a Carosino che si presenta quasi sempre ricca di appuntamenti i quali, oltre la parte prettamente religiosa, riescono a donare ai numerosi forestieri solitamente presenti per l’occasione, anche una piacevole ed interessante serata.

Festa Patronale in onore di

"San Biagio di Sebaste "

 

La cittadina carosinese di appresta a vivere  la solennità festiva  in onore di San Biagio Vescovo e Martire, patrono di Carosino, fissati per il 12 e 13 ottobre prossimi.

Com’è oramai consuetudine da alcuni anni a questa parte, ai festeggiamenti sia civili che religiosi ha assicurato la propria presenza anche una delegazione appositamente proveniente dalla città lucana di Maratea, con la quale è in corso una interessante forma di gemellaggio “religioso”, che sta lentamente coinvolgendo anche le rispettive amministrazioni municipali.La solenne processione di San Biagio a Carosino

Nonostante siano trascorsi solamente pochi anni da quel fatidico maggio 2000 ed ottobre 2001, quelle date e quegli avvenimenti indimenticabili per tutta la comunità carosinese, sono  stati già consegnati alla Storia ed il gemellaggio in corso tra le due cittadine, vive un rapporto tra i più cordiali e fruttuosi."San Biagio di Sebaste" Euro:6,50

Nutrito, come di consueto, il programma religioso e civile che si articoleranno presso la Chiesa Madre e la piazza Vittorio Emanuele III. Nella vigilia della festività, è previsto il canonico appuntamento pomeridiano in chiesa, per il  tradizionale Rito di Intronizzazione del simulacro del Santo, sull’apposito baldacchino opportunamente adornato di fiori. 

Nella giornata seguente, le messe avranno carattere festivo e quella principale delle ore 11.00 (cosiddetta Messa Grande) di solito sarà presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di Taranto S.E. Mons. Benigno Luigi Papa, alla presenza delle Autorità locali e della cittadina di Maratea. A seguire, verso le ore 12.oo, è prevista la solenne processione con la statua del Santo per le principali vie del paese, mentre in serata la Messa Vespertina col bacio della reliquia del Santo.

Variegata, come si diceva all'inizio, anche la parte civile che di solito vede  ben due complessi bandistici allietare le giornate di festa. Di solito, inoltre, è consuetudine accompagnare la festività con manifestazioni culturali come mostre di pittura, poesie, presentazione di libri, ecc. (nella foto accanto il libello di F.Cartanì su San Biagio - tra storia e tradizione locale, presentato nel 2003 in occasione della festività).

   

CAPPELLONE SAN BIAGIO

 

FINALMENTE!

 

             Ci siamo. E’ insomma ufficiale il recepimento della somma di  € 300.000 stanziati dalla Regionale Puglia in favore del restauro architettonico del Cappellone di San Biagio a Carosino.

            Come molti ricorderanno, infatti, erano anni che nella ridente cittadina jonica persisteva l’irrisolto problema di staticità dell’antica struttura religiosa, realizzata nella prima metà dell’800 per onorare degnamente il patrono della città.

           La situazione del “cappellone”, come usualmente viene qui chiamato il tempietto che si poggia sulle murature della Chiesa S. Maria delle Grazie di Carosino, era ed è, inutile negarlo, a rischio di crollo ed ha sempre rappresentato in tutti questi anni, una profonda preoccupazione per tutti Carosinesi, devotamente affezionati a questo luogo di culto. Insieme all’iconico affresco posto sulla volta della cappella (raffigurante il martirio di San Biagio), alle imbardature e decorazioni murarie e pittoriche, se ne stanno andando completamente in sfacelo pure le strutture laterali della cappelletta e, con esse, buona parte del patrimonio storico-religioso locale.

           I costi ipotizzati già oltre dieci anni fa da don Angelo Marzia, compianto parroco di Carosino che sin da allora cercava di dare la sprona a risolvere il problema, parlavano di circa 500 milioni delle vecchie lire le quali, con le ultime “quotazioni” ricalcolanti i danni attuali, sono lievitati a quasi 500 mila euro. E’ chiaro che, visti i costi eccessivi necessari a risollevare le sorti dell’opera architettonica, la cittadinanza locale, portatrice di un’economia abbastanza popolare, non è stata in grado di far fronte autonomamente alla cifra ipotizzata. Non che non si sia data da  fare, la costituzione spontanea   di un comitato ad hoc che raccogliesse le offerte pro restauro cappellone, ne è la dimostrazione. Ma i circa 25 mila euro racimolati da   questo deputazione sin’ora, pur rappresentando uno sforzo encomiabile di alcuni   cittadini, sono veramente poco più che una goccia nell’oceano dei costi preventivati.

            Fortunatamente, come si diceva all’inizio, si è riusciti a fare quello che in passato altri non sono arrivati a realizzare e cioè intercettare finanziamenti pubblici per coprire la quasi totalità delle spese. A questo punto i 200 mila euro già appaltati e gli altri 100 di prossima concessione, se non a completare l’opera riusciranno sicuramente a mettere in sicurezza e salvaguardare la struttura, provvedendo al    recupero statico-architettonico del manufatto.

           Ora come ora quei Carosinesi e non parliamo solo di persone fisiche ma anche di imprenditori societari, banche ed istituzioni che insistono sul territorio, i quali sino ad oggi, forse per semplice scetticismo, non hanno contribuito con una propria donazione pro fondo cappellone di San Biagio, hanno davvero ben pochi alibi per  sottrarsi ad una forma di vera e propria “appartenenza” non solo religiosa ma anche civile  e territoriale.

 

FLORIANO CARTANI’

 

Sito aggiornato il