Buon Natale…

 

Mentre si avvicina il giorno del Natale fervono i preparativi che predispongono ad aprire il cuore al Dono che l’umanità tutta sta per accogliere… I presepi riempiono di bellezza le case, i luoghi di incontro, le nostre Chiese. Luci semplici e preziose illuminano le strade e sembrano abbracciare i passanti che con il loro vissuto, le loro gioie e ansie camminano lungo i sentieri della vita. Questo è il Natale, la festa dell’abbraccio tra Dio e l’uomo, la festa di sguardi che si intrecciano bisognosi di condividere amore e speranza. E’ Natale anche se nel cuore ci dovesse essere buio, solitudine e fatica…, perché l’Onnipotenza di Dio si fa pianto di bimbo, debolezza che comprende fino alla morte la debolezza e il timore dell’uomo. Ogni giorno è Natale perché da quando Dio si è fatto uomo mai più l’uomo è solo.

Il mio passaggio di uomo, di credente e di prete all’interno dell’amata comunità di Carosino è animato dal desiderio di annunciare ciò che è avvenuto nella mia vita, la scoperta del Natale che la mia esistenza ha fatto e che ha fatto scaturire in me l’amore e la simpatia per ogni volto, tempio inestimabile della Bellezza.

Il primo incontro con il mio Signore fatto “carne” è stato sulla “strada”…, dove nelle mie piaghe, nella mia povertà nessuno si fermava e invece Lui, proprio Lui che “i cieli dei cieli non possono contenere”, si è chinato sulle mie ferite, non si è scandalizzato della mia povertà ma l’ha trasformata perché le mie piaghe potessero raccontare quanto grande è il Suo Amore… Lui è “un artista”…, è capace di trasformare le ferite in “opere d’arte”che annunciano per ogni uomo la misericordia. Cosa sarei se la Sua misericordia infinita non si fosse chinata su di me, cosa potrei raccontare per dare speranza alle ferite dell’uomo se Lui non si fosse chinato sul mio nulla e fosse passato oltre!

Questo è il Natale, questa è la mia vita, il racconto di un Dio che “non è passato oltre”, non si è dimenticato di me, non si è scandalizzato della mia solitudine, delle mie piaghe.

Penso che il bisogno di “non passare oltre” dinanzi al “grido di dignità” che sale dalle strade degli uomini nasca dalla scoperta che Lui, nel Natale, mi Ama senza un perché, solo perché sono uomo, semplicemente uomo.

Natale ci ricorda che l’uomo, ogni uomo, è una meraviglia, un “pensiero straordinario di Dio” e il non comprometterci con “il grido” dell’uomo forse vuol dire non aver realmente scoperto il Volto del Dio vivo del Vangelo. Gli occhi dei fratelli e delle sorelle sfruttate, abbandonate sulle strade della nostra storia ci interpellano, non ci lasciano indifferenti, ci invitano a fare sul serio come Chiesa, come comunità tutta! Attraverso la nostra vita il Cristo continua a vivere nella storia, fa sentire cercato e amato l’uomo che camminando cerca il senso profondo della vita.

Allora con tutta la nostra povertà ma con tanta passione collaboriamo con Dio affinché ogni uomo possa scoprire di essere “un’opera d’arte”, non perché appartenga ad una categoria sociale particolare ma perché “figlio di Dio”. Nelle nostre menti il Suo pensiero che il Vangelo ci racconta, nelle nostre mani la Sua forza che passa e libera, nei nostri sguardi il Suo sguardo di tenerezza e compassione, nelle nostre lacrime i Suoi sogni di Vita nuova, nelle nostre incapacità e “morti” la Sua risurrezione che ha rinnovato il volto ferito della terra.

Dio, divenendo uomo, si accorge dell’uomo e si avvicina, riconosce la sua preziosa dignità, guarda “dentro” la sua storia senza rimanere ai margini. Un atto di amore autentico è sempre un atto di fede, è un “vedere” in profondità ciò che occhi superficiali, distratti e pieni di se non riescono a scorgere. L’icona del buon Samaritano è immagine sintetica significativa del Natale: l’uomo senza nome incappato nei briganti, abbandonato alla morte dai suoi assalitori e dai passanti che con indifferenza lo accostano, riprende vita sotto lo sguardo e le mani di un Samaritano che si ferma a soccorrerlo. Ogni uomo, qualsiasi uomo… è volto del Cristo (cf. Mt 25, 31 - 46). L’amore deve annodarsi su Dio e sul fratello ed il “vero culto” sta nel mantenere profondamente uniti questi due amori che, in realtà, sono un unico amore. Senza i gesti concreti del Samaritano che interrompe i propri affari per curarsi dell’uomo ferito egli sarebbe rimasto lì senza volto né dignità. Nelle braccia, invece, di quel soccorritore comincia di nuovo ad essere se stesso. La Chiesa è la “locanda” dove ogni uomo, accompagnato dal Cristo è chiamato a sentirsi “a casa”, compagno salvato, come me, come te, come tutti…

Che tutti possiamo riscoprire la meraviglia di questa esistenza amata dall’infinito senza riserve…

Buon Natale a tutti, un ricordo speciale ai Carosinesi sparsi per l’Italia e il mondo, le radici della nostra terra vi abbraccino

 

don Lucangelo De Cantis